La Leishmaniosi è una malattia protozoaria dove il cane rappresenta il principale serbatoio dell’infezione ma può colpire anche l’uomo. La diffusione di questa malattia è legata alla presenza di un parassita ematofago notturno che funge da vettore, il Flebotomo, noto volgarmente come Pappataceo (pappare in silenzio, denominazione attribuitagli grazie alla silenziosità del volo).

Epidemiologia

Cani affetti da Leishmania si sono riscontrati in tutta la nostra penisola, però i serbatoi di maggior interesse sono stati rilevati nelle zone costiere e nelle isole (promontorio dell’Argentario e isola d’Elba circa il 40% dei cani sono sieropositivi). Casi sporadici sono stati osservati in cani che non vivono nelle aree endemiche ma che vi hanno soggiornato per periodi più o meno lunghi, comunque negli ultimi anni si è assistito a un aumento di queste aree, interessando anche zone rurali con un’altitudine pari a 700/800 metri dal livello del mare, ciò è forse dovuto ad un aumento della mobilità dei proprietari o ad un cambiamento delle condizioni climatiche favorendo la colonizzazione dei flebotomi in nuove zone. Questo insetto è presente nei mesi caldi da Aprile a Settembre.

Diagnosi

Questa malattia è considerata una zoonosi cioè una malattia trasmissibile dall’animale all’uomo, per fortuna non direttamente ma solo tramite il vettore, il quale succhiando il sangue di un animale infetto ingurgita le larve di Leishmania le quali nell’intestino del flebotomo compiono il ciclo evolutivo che le rende pronte ad infettare altri individui tra cui l’uomo. L’incubazione della malattia non ha dei tempi precisi e costanti, infatti varia da un mese a qualche anno, inoltre la sintomatologia è variabile e poco specifica (dimagrimento, astenia), ciò comporta una diagnosi ritardata. Mentre per l’uomo la Leishmaniosi può essere classificata in tre forme differenti: Cutanea, Viscerale e Muco-cutanea a seconda degli organi coinvolti, nel cane esiste una sola forma generalizzata che inizia con lesioni cutanee e progredisce in quelle viscerali. I segni esteriori che possono far presupporre un contagio di leishmania sono: rarefazione del pelo con presenza di forfora che non si elimina con il bagno, una onicogrifosi (eccessiva lunghezza delle unghie), lesioni sulla cute e con il tempo si manifestano i problemi a carico degli organi interni quali fegato, milza e rene (la nefrite, causata da una reazione autoimmune scatenata dalle leishmanie e da particolari anticorpi che si traduce nella produzione di immunocomplessi localizzati a livello renale e che causano la compromissione delle terapie e la morte dei cani).

Terapie

Le terapie purtroppo non sono efficaci al 100% infatti non si raggiunge quasi mai una guarigione parassitologica completa. I composti antimoniali sono stati i più lungo utilizzati nel trattamento delle Leishmaniosi il primo sale antimoniale trivalente utilizzato nel trattamento di questa patologia era il Tartrato di Antimonio e Potassio noto come tartaro emetico. La tossicità e quindi la difficoltà del dosaggio lo fecero sostituire dai derivati dell’antimonio pentavalente come lo Stibogluconato di Sodio e l’Antimoniato di Meglumina. Però i derivati pentavalenti dell’Antimonio hanno una breve emivita, per cui la terapia risulta lunga, minimo un mese con iniezioni giornaliere. Spesso una sinergia d’azione si ottiene associando dell’Allopurinolo un analogo dell’ipoxantina, ad azione parassitostatica, che agisce inibendo la sintesi proteica del parassita tramite il blocco della sintesi di RNA. Altra molecola utilizzata nella terapia delle Leishmaniosi è l’Amminosidina solfato un antibiotico e antiprotozoario di natura oligosaccaridica che può essere utilizzato per via intramuscolare, solo in quegli animali che non hanno una compromissione dei reni, infatti l’uso di questo prodotto è limitato dalla nefrotossicità e ototossicità che presenta. Un buon parassiticida anti-leishmania, si è dimostrato l’amfotericina-B un antibiotico prodotto da Streptomyces nodosus , il quale uccide irreversibilmente i parassiti legandosi all’ergosterolo della membrana cellulare, ma anch’esso presenta una certa nefrotossicità per cui dev’essere utilizzato sotto stretto controllo medico. Nell’uomo si usa con successo una particolare formulazione che è l’Amfotericina B lisosomiale il quale però non viene usato sugli animali, in quanto costoso e non sufficientemente testato su essi. Purtroppo quello della Leishmaniosi è un problema che ogni anno si fa più presente e incisivo, forse più di qualsiasi altra patologia la prevenzione è l’arma più efficace, i prodotti da adoperare sono tutti gli anti-pulci e anti-zecche in particolare quelli a base di Olio di Neem che hanno anche una maggiore attività repellente. Oltre a l’utilizzo di questi prodotti è opportuno anche seguire delle norme comportamentali come quello di evitare che il cane soggiorni all’aperto, durante le ore serali e notturne in quei luoghi dichiarati a rischio.

In queste poche righe ho cercato di spiegare la difficoltà legata al trattamento di questa patologia, la quale può essere sconfitta solo in seguito ad una diagnosi precoce da parte di Veterinari. Per far ciò è opportuno quindi sottoporre spesso l’animale a controlli, soprattutto in seguito a soggiorni in quelle località oramai definite l’areale della Leishmania.