Come già accennato qualche giorno fa nelle nostre news, torniamo a parlare delle gravi conseguenze che il fumo passivo  può causare ai nostri fedeli amici a quattro zampe.

Avevamo già parlato del fatto che le due principali cause di patologie da fumo passivo nel cane e nel gatto sono legate sia all’inalazione del fumo, ma anche dal contatto diretto con i residui che possono depositarsi sul mantello.  
Mentre la prima modalità è comune a cane e gatto, la seconda è maggiormente pericolosa per la specie felina a causa della sua nota abitudine alla tolettatura quotidiana.

Ma a quali malattie predispone il fumo passivo nelle due due specie domestiche più diffuse nelle nostre case?

Per prima cosa c’è da dire che i soggetti esposti hanno il doppio delle probabilità di ammalarsi di cancro rispetto ai soggetti che non vengono a contatto con il fumo passivo, ed inoltre non sono infrequenti anche forme infiammatorie o allergiche.
Proprio a causa delle diversità di specie le neoplasie causate dal fumo passivo si possono presentare in forme diverse nel cane e nel gatto. Nel cane infatti sono maggiormente frequenti i tumori delle vie respiratorie che assumono a loro volta connotazioni diverse in base alla conformazione del muso del cane: nei soggetti con il muso più lungo sono maggiormente presenti neoplasie delle cavità nasali, mentre nei soggetti a muso corto sono più frequenti le neoplasie polmonari.
Nei gatti invece, proprio a causa del grooming frequente, sono maggiormente frequenti le forme neoplastiche della mucosa orale oltre che a forme linfomatose. Volendo fare un ulteriore paragone tra le due specie possiamo aggiungere che il gatto possiede di per se una predisposizione più bassa allo sviluppo di forme tumorali rispetto ai cani. Nelle specie felina però, nell’80% dei casi le neoplasie presenti sono maligne e possono avere prognosi infausta.
Passando alle forme infiammatorie, sono riconducibili al fumo passivo sia semplici irritazioni o infiammazioni delle prime vie respiratorie sia forme più gravi come asma ( soprattutto nel gatto), bronchiti croniche e polmoniti.
Ma non finisce qui.

Recenti studi condotti dai dermatologi della scuola Veterinaria di Parigi, hanno dimostrato l’esistenza di un'associazione tra fumo passivo e dermatite atopica canina.
Lo studio in questione è durato sei mesi ed ha permesso di analizzare 161 casi. Gli animali venivano sottoposti a visita dermatologica e contestualmente ai proprietari era proposto un questionario volto a valutare sia il tempo che l’entità dell’esposizione dell’animale al fumo di sigaretta.
Dai dati raccolti emerge chiaramente lo stretto nesso causale tra la comparsa delle dermatite atopica ed esposizione a livelli molto elevati di fumo di tabacco. In altre parole in questi soggetti, già predisposti, il fumo passivo gioca un ruolo molto importante nell’alterazione dell’equilibrio immunitario cutaneo, contribuendo a far  superare il famoso livello soglia oltre il quale compare la sintomatologia pruriginosa manifestata dal soggetto con il grattamento.

Quanto detto fin’ora non lascia perciò alcun dubbio:  i danni da fumo passivo sono molteplici e potenzialmente anche molto gravi per  i nostri amici a quattrozampe.

La soluzione per evitare tutto questo è  semplice e ormai nota a tutti: smettere di fumare per tutelare la nostra e la loro salute.